La demenza di Alzheimer è la forma di demenza più frequente ed è caratterizzata dalla perdita progressiva delle funzioni cognitive – quali: memoria; linguaggio; attenzione e abilità prassico-costruttive – tale da interferire con il normale svolgimento delle attività funzionali che rientrano nella vita quotidiana.
La persona che viene colpita da demenza può incontrare difficoltà cognitive nell’imparare e ricordare nuove informazioni, eseguire compiti complessi, nel ragionamento, nell’orientamento spazio-temporale, nell’eloquio spontaneo ed avere difficoltà nel recupero delle parole e dei suoni.
L’autonomia delle persone colpite da demenza può essere compromessa già nelle fasi iniziali della malattia e – sebbene il principale criterio di diagnosi di demenza rimane la valutazione dei sintomi cognitivi – bisogna comunque sottolineare che – oltre ai deficit cognitivi – insorgono importanti modificazioni psicologiche e comportamentali di tipo affettivo, psicotico, disturbi della condotta e comportamentali i quali ricadono negativamente sulla vita e sul benessere della persona con demenza.
Nella malattia di Alzheimer è molto importante allenare le funzioni cognitive perché è solo attraverso questo esercizio che esse possono essere conservate e attive il più a lungo possibile. Ad oggi non esiste una cura efficace per la demenza, non esiste un trattamento che possa modificarla ed invertirne il decorso; indubbiamente la terapia farmacologica ne rallenta la progressione ma da sola non basta. Negli ultimi anni, numerosi studi, hanno evidenziato l’importanza delle terapie non farmacologiche tra le quali ha assunto grande rilievo la Cognitive Stimulation Therapy (CST) la quale ha mostrato evidenze di efficacia terapeutica nel trattamento di persone con demenza di Alzheimer, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia.
LA “COGNITIVE STIMULATION THERAPY”
La Cognitive Stimulation Therapy (CST) è un trattamento evidence based e rappresenta uno dei trattamenti psicosociali validati e strutturati in sessioni a tema di stimolazione delle funzioni cognitive. La CST consiste in un trattamento breve rivolto a persone con una demenza di grado lieve e moderato e si basa su un approccio centrato sulla persona e sui suoi bisogni in cui, all’interno di una stessa sessione, vengono proposte diverse tipologie di attività che hanno lo scopo sia di rinforzare le informazioni di base della persona rispetto alle coordinate spazio-temporali e alla storia personale, sia di indurre una riattivazione delle funzioni cognitive come la memoria, il linguaggio e il problem solving. La CST è, infatti, un intervento che si basa sull’apprendimento esperienziale multisensoriale atto a promuovere i processi di memoria; è focalizzato sulle difficoltà quotidiane; utilizza un apprendimento implicito con materiale “familiare” e la ripetizione e il consolidamento di informazioni sul sé, sulla propria vita e sul proprio sistema di valori. In letteratura sono presenti numerose evidenze scientifiche che confermano l’efficacia della CST rispetto al funzionamento cognitivo globale delle persone con demenza misurato mediante l’utilizzo del Mini Mental State Examination (MMSE) e/o dell’Alzheimer’s Disease Assessment Scale-Cognition (Adas-Cog). Gli effetti della terapia di stimolazione cognitiva sono quindi ben documentati e mostrano come la CST possa risultare efficace – nel breve e medio termine – tanto quanto gli interventi farmacologici. I miglioramenti nel funzionamento cognitivo globale sono stati osservati anche in studi che ne hanno comparato l’efficacia con altri interventi quali, ad esempio, la terapia della reminiscenza.

Il classico protocollo della CST prevede una serie di sessioni di gruppo che comprende 14 sessioni bisettimanali portate avanti nel corso di un periodo di sette settimane più 24 sessioni con cadenza settimanale per il programma di Mantenimento della CST (MCST).
La cornice teorica è data dai modelli bio-psico-sociali per cui il fattore gruppo si pone come rinforzatore e sprona all’apprendimento di nuove strategie in un contesto stimolante e non frustrante. È importante che al momento della composizione del gruppo esso sia omogeneo per livello di abilità cognitive e funzionali e che non ci siano conflittualità tra i membri.
Ogni incontro è caratterizzato da un tema specifico intorno al quale ruota l’attività principale:
NUMERO SESSIONE | TEMA DELL’ATTIVITA’ |
Sessione 1 | Giochi fisici |
Sessione 2 | Suoni |
Sessione 3 | Infanzia |
Sessione 4 | Cibo |
Sessione 5 | Notizie di attualità |
Sessione 6 | Volti e luoghi |
Sessione 7 | Associazione di parole |
Sessione 8 | Creatività |
Sessione 9 | Categorizzazione |
Sessione 10 | Orientamento |
Sessione 11 | Utilizzo del denaro |
Sessione 12 | Giochi con i numeri |
Sessione 13 | Giochi con le parole |
Sessione 14 | Quiz a squadre |
Ciascuna sessione è così articolata:
- Introduzione (10 minuti);
- Attività principale legata al tema caratterizzante l’incontro (25 minuti);
- Conclusione e saluti (10 minuti)

POSSIAMO DAVVERO FARE QUALCOSA PER LA PEROSNA CON DEMENZA?
Si tratta di una domanda lecita per chi lavora con persone con demenza perché è molto comune, spesso, sentirsi sfiduciati. Questo stato d’animo è normale, dopo tutto si è consapevoli del fatto che le condizioni che causano demenza possono avere conseguenze gravi e si assiste al declino progressivo delle abilità di queste persone. Ma ci sono delle buone evidenze che le persone con demenza possano apprendere, in determinate circostanze, rispondere agli stimoli ambientali e raggiungere un miglioramento della loro qualità di vita attraverso interventi come quello della CTS.
Tuttavia è bene specificare che al momento non è possibile bloccare la progressione della demenza, o avere prestazioni cognitive simili a quelle precedenti l’esordio della malattia, ma è importante ricordare che alcune delle difficoltà maggiori delle persone affette da demenza siano dovute alla mancanza di stimoli adeguati, all’isolamento, all’ansia e alla depressione e che le condizioni negative possono essere limitate. Appare evidente che l’andare a modificare questi fattori peggiorativi della qualità di vita può davvero fare la differenza, sia per la persona con demenza che con le persone che se ne prendono cura.