Il Social Skills Training è un programma che comprende una gamma di interventi mirati a far acquisire ed allenare nel tempo le abilità sociali necessarie nelle situazioni interpersonali per comunicare con gli altri in modo appropriato ed efficace. Si tratta di un approccio che viene maggiormente utilizzato con le persone che hanno ricevuto una diagnosi di schizofrenia e, comunque, in tutti quei casi in cui la patologia mentale grave ha condizionato le abilità sociali facendole scarsamente sviluppare oppure impedendone lo sviluppo.

La ricerca scientifica afferma con certezza che tutti i comportamenti sociali possono essere appresi – e quindi modificati – grazie all’esperienza e all’allenamento costante. Problemi comportamentali spesso associati a condizioni di disagio mentale spesso vengono affrontati utilizzando strategie di contenimento. In questo modo non si offre al paziente la necessaria attenzione alla costruzione di abilità sociali in grado di sostituire modalità relazionali inadeguate. Attraverso un insieme di tecniche psicoeducazionali i pazineti vengono aiutati a sviluppare abilità più efficaci per interagire con gli altri. Queste tecniche sono basate su una serie di principi dell’apprendimento sociale come il modeling (apprendimento per osservazione); il rinforzo (lodare verbalmente i passi dell’abilità sociale eseguiti correttamente); lo shaping (rinforzare le successive approssimazioni al comportamento finale desiderato); l’automatizzazione (praticare l’abilità in maniera sistematica fino a che diventa automatica) e la generalizzazione (trasferire l’abilità appresa nel gruppo di addestramento ad altri contesti di realtà quotidiana tramite l’assegnazione di compiti a casa).

Il Social skills training è quindi pensato come un percorso volto ad insegnare ai pazienti diverse abilità sociali sia “di base” che “specifiche”: le prime sono utili a tutti i pazienti, a prescindere dai loro scopi personali. Tra queste troviamo:

  • Esprimere emozioni positive;
  • Fare richieste in modo costruttivo;
  • Ascoltare gli altri;
  • Esprimere emozioni spiacevoli.

Le seconde, invece, possono essere suddivise in diverse aree e vengono scelte in base ai bisogni specifici dei pazienti. Tra queste possiamo osservare:

  • Abilità di conversazione;
  • Abilità di gestione dei conflitti;
  • Abilità di assertività (capacità di esprimere i propri bisogni e diritti rispettando quelli altrui);
  • Abilità di gestione della vita quotidiana nel territorio;
  • Abilità di amicizia e corteggiamento;
  • Abilità di gestione dei farmaci;
  • Abilità lavorative e di qualificazione professionale.

La valutazione iniziale delle abilità residue rappresenta il primo passo del Social Skills Training ed è molto importante per comprendere come procedere ma è anche utile effettuare una valutazione in itinere e una finale in modo da comprendere se bisogna apportare modifiche al trattamento e se ci sono stati cambiamenti o meno dopo il training.

Gli obiettivi del Social Skills Training sono:

  • Imparare a conoscere meglio se stessi, i propri comportamenti e quelli altrui;
  • Intelligenza emotiva: imparare a riconoscere gestire le proprie ed altrui emozioni;
  • Comunicare con gli altri in modo più competente ed efficace, incrementando le proprie abilità interpersonali;
  • Affrontare con maggior fiducia le situazioni problematiche;
  • Sviluppare un comportamento equilibrato e costruttivo e migliorare il senso di autoefficacia;
  • Acquisire le strategie per utilizzare modalità comunicative che rendano altamente probabili risposte competenti nei diversi contesti relazionali;
  • Gestire gli insuccessi.

La metodologia impiegata è di carattere attivo e formativo ed è basata su 6 fasi specifiche:

  1. Stabilire il razionale (ovvero il significato) dell’apprendimento dell’abilità, spiegandone l’importanza;
  2. Identificare le componenti dell’abilità, discutendo insieme al gruppo i passi che compongono l’abilità;
  3. Impiegare il modeling nei giochi di ruolo: osservazione e discussione di un modello che emette un comportamento
  4. Coinvolgere il paziente nel gioco di ruolo
  5. Feedback positivo sui comportamenti adeguati
  6. Feedback correttivo sui comportamenti non adeguati
  7. Coinvolgere il paziente in un secondo gioco di ruolo che ripropone la medesima situazione
  8. Feedback sul secondo gioco di ruolo
  9. Compiti per casa da eseguire al di fuori del gruppo per allenarsi nell’utilizzo dell’abilità in contesti esterni (casa, famiglia, amici, ecc.)

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