La schizofrenia è una malattia caratterizzata dalla presenza di deliri; allucinazioni, visive o uditive; deficit cognitivi, di memoria, di pianificazione e difficoltà a concentrarsi, organizzare i propri pensieri e portare a termine semplici attività che rientrano nella vita quotidiana.

Mentre la compromissione della sfera cognitiva è sempre stata una caratteristica centrale della schizofrenia lo stesso non può essere detto per la sua alterazione neuropsicologia che, nel tempo, ha avuto un andamento altalenante. Tuttavia, negli ultimi decenni, la ricerca ha dedicato maggiore attenzione allo studio degli aspetti cognitivi della schizofrenia in quanto i deficit del funzionamento cognitivo risultano essere presenti nella maggior parte dei pazienti schizofrenici.

I domini cognitivi che risultano compromessi sono: velocità di elaborazione; attenzione; funzioni esecutive; memoria di lavoro; apprendimento e memoria verbale; apprendimento e memoria visiva; ragionamento; linguaggio; abilità visuo-spaziali e cognitività sociale. Queste alterazioni, seppur in forma lieve, sono già presenti in fase premorbosa, ovvero prima che si manifesti la malattia in modo conclamato, e persistono nel tempo anche quando la sintomatologia va incontro a remissione. Pertanto, tali alterazioni cognitive, poiché presenti precedentemente all’esordio e per l’intera durata della malattia, impattano significativamente sull’autonomia del paziente, andando a configurarsi come fattore predittivo negativo del funzionamento sociale e lavorativo per l’individuo stesso.

Tutto questo ha comportato la necessità di sviluppare interventi finalizzati al rimedio dei deficit cognitivi. Si è tentato, per lungo tempo, di trovare adeguati trattamenti psicofarmacologici che, tuttavia, si sono mostrati inefficaci nel favorire il miglioramento delle capacità neuropsicologiche. In particolare, si è dimostrato come gli antipsicotici di prima generazione abbiano un impatto negativo soprattutto sulle performance psicomotorie; mentre gli antipsicotici di seconda generazione hanno dimostrato solo lievi miglioramenti sul funzionamento neurocognitivo. La scarsa sensibilità dei farmaci sul potenziamento delle funzioni cognitive ha spinto la ricerca a porre enfasi sull’introduzione di tecniche e strategie non farmacologiche di training cognitivo, finalizzate al miglioramento della performance cognitiva e, quindi, indirettamente, anche del funzionamento psicosociale della persona.

Il trattamento riconosciuto a livello internazionale come più efficace nella riabilitazione cognitiva nei pazienti con schizofrenia è il Cognitive Remediation. Esistono due principali modelli relativi al suddetto trattamento: quello compensatorio e quello ripartivo/ristoratore. Il primo, cerca di eliminare o bypassare il deficit cognitivo, facendo affidamento sulle abilità cognitive residue e/o sulle risorse ambientali. Essenzialmente mira a far apprendere al paziente nuove abilità facendo leva su quelle residue e sulle risorse ambientali, modificando e adattando anche il contesto in cui la persona vive, al fine di aiutarla a superare le sue disabilità. Vengono pertanto utilizzati ausili ambientali esterni, come calendari, contenitori personalizzati per le medicine, oppure vengono insegnate strategie mnemoniche per ricordare compiti e attività da svolgere oppure il nome di oggetti di uso comune. Appare evidente quanto il modello compensatorio abbia forti implicazioni sul miglioramento funzionale dell’individuo. Il modello ripartivo/ristoratore, invece, si basa sulle conoscenze acquisite nel campo delle neuroscienze con particolare riferimento alla plasticità neurale, alla possibilità di una concreta riparazione dei processi neurali compromessi e alla capacità, da parte del cervello, di svilupparsi ed evolvere per tutta la durata della vita. Essendo focalizzato particolarmente sulla performance neurocognitiva, questo secondo modello mira a sviluppare abilità cognitive specifiche attraverso la pratica ripetuta di un compito in modo da favorirne il ricordo, oppure, a stimolare l’implementazione di nuove strategie di apprendimento attraverso l’esecuzione di diversi esercizi accumunati dall’utilizzo di strategie simili. 

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