Il trauma cranico rappresenta un danno al distretto cranio-encefalico, causato da qualsiasi evento fisico di tipo meccanico. Esso è responsabile del 50% di tutte le morti traumatiche e del 2% di tutti i decessi.

Per trauma cranico si intende, quindi, un danno causato da un evento fisico di tipo meccanico che coinvolge un qualsiasi distretto cranio-encefalico. Il trauma cranico, va sottolineato, non è necessariamente sinonimo di danno al cervello, ma può esitare in fratture delle ossa del cranio o in complicanze a carico di organi endocranici.

Quando devo spiegare il trauma cranico in termini spiccioli, l’esempio più ricorrente che riporto è quello di immaginare che stiamo tenendo in mano una confezione di budino e, ad un certo punto, la confezione ci cade dalle mani andando ad urtare il pavimento. Si potrà osservare che il budino si è tutto sfaldato, deformandosi e perdendo la sua forma originale. La stessa cosa avviene quando urtiamo violentemente il cranio contro una superficie: in questo caso, il cervello si sottopone ad un’accelerazione e ad una decelerazione all’interno del cranio…bene, al cervello accade la stessa cosa che è accaduta al budino caduto a terra.

Le lesioni dovute ad un trauma cranico sono distinte in primarie e secondarie.

Le lesioni primarie comprendono:

  • Lesione assonale diffusa: comporta la rottura delle fibre nervose, delle connessioni e delle guaine degli assoni; il cervello può deformarsi o lacerarsi;
  • Contusione: comporta l’urto dei lobi frontali e temporali contro la parete ossea all’interno del cranio;
  • Emorragia primaria e coaguli ematici (emorragia ed ematoma): comporta la pressione o lo schiacciamento sul cervello da parte di un coagulo dovuto alla rottura di un’arteria o di un altro vaso sanguigno.

Le lesioni secondarie comprendono, invece:

  • Tumefazione cerebrale (edema): dopo l’urto, il cervello può tumefarsi e questa condizione riduce il flusso di sangue e l’apporto di ossigeno alle cellule cerebrali incrementando la pressione intracranica;
  • Infezioni: comporta l’introduzione dei germi all’interno del cervello, passaggio facilitato dalla frattura della scatola cranica;
  • Problemi respiratori (anossia): l’apporto di ossigeno al cervello attraverso il sangue può ridursi se ci sono altre parti del corpo che hanno subito lesioni, come il cuore o i polmoni;
  • Emorragia secondaria: si verifica quando una piccola emorragia viene individuata solo in un secondo momento;
  • Modificazioni cellulari: alcune volte può succedere che si verifica una cascata di eventi biochimici, come il rilascio di vari neurotrasmettitori tossici che possono condurre alla morte cellulare.

I principali aspetti da considerare per misurare la gravità di un trauma cranico sono:

  1. La perdita di coscienza, che si misura esaminando la capacità che il paziente ha nel rispondere ad una serie di stimoli, ad esempio: risposte al dolore, apertura e chiusura degli occhi, risposte verbali, ecc… Queste risposte possono essere quantitativamente valutate dalla Glasgow Coma Scale, in cui più il punteggio è basso più grave è il trauma cranico.
  2. L’amnesia post-traumatica, che considera come parametro fondamentale la quantità di tempo trascorso tra l’incidente e il recupero della memoria quotidiana e della consapevolezza dell’orario, della data e dell’ambiente circostante. Questa risposta può essere approssimativamente misurata attraverso la rievocazione dei primi ricordi successivi all’incidente chiedendosi quanto tempo è trascorso tra l’incidente e questi ricordi. Un’amnesia post-traumatica inferiore ad un’ora indica un trauma cranico di grado lieve; un periodo compreso tra 1 e 24 ore indica la presenza di un trauma cranico di moderata entità; un periodo superiore alle 24 ore indica un trauma cranico grave; infine, un periodo superiore a sette giorni indica un trauma cranico gravissimo.

Quali potrebbero essere le conseguenze di un trauma cranico?

Dal punto di vista fisico rientrano, ad esempio:

  • Paresi
  • Atassia
  • Perdita sensoriale
  • Menomazione uditiva o acufene
  • Difficoltà visive
  • Perdita di olfatto o gusto
  • Problemi dell’equilibrio
  • Cefalee
  • Stanchezza
  • Epilessia
  • Eccitamento sessuale

Ma il trauma cranico non ha effetti solo sul piano fisico, infatti, dopo un trauma è possibile osservare anche una serie di conseguenza cognitive, tra le quali possiamo citare:

  • Menomazione delle abilità cognitive superiori
  • Menomazione della memoria
  • Rallentata velocità di elaborazione delle informazioni
  • Deficit di attenzione
  • Problemi percettivi visuo-spaziali
  • Difficoltà linguistiche

I pazienti che hanno subito un trauma cranico vanno molto spesso in contro ad alcuni atteggiamenti di tipo emozionale e comportamentale, come ad esempio:

  • Riduzione della tolleranza alla frustrazione
  • Rapidi cambiamenti di umore
  • Labilità emotiva
  • Appiattimento emozionale
  • Apatia
  • Disinibizione
  • Ansia, umore depresso

La riabilitazione neuropsicologica si basa su due presupposti fondamentali: la neuroplasticità e la capacità di riorganizzazione del nostro cervello. La neuroplasticità descrive la capacità propria del sistema nervoso di modificare l’intensità delle relazioni interneuronali, favorendo la possibilità di crearne di nuove e di eliminare quelle più vecchie. Questa capacità permette al sistema nervoso di modificare la sua struttura e la sua funzionalità in relazione al modificarsi delle circostanze esterne e alla necessità di un nuovo adattamento alle medesime circostanze, come nel caso di alterazioni neurologiche che determinano menomazioni più o meno durature. La capacità di riorganizzazione, invece, indica il processo attraverso cui, in caso di alterazione di una specifica zona o area del nostro cervello, quest’ultimo è in grado di “riorganizzare” la funzione compromessa.

Grazie alla conoscenza del funzionamento del cervello è possibile sottoporre i pazienti a training riabilitativi che hanno la funzione di sostituire o compensare l’abilità perduta, contribuendo a migliorare la funzione cognitiva lesa.

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