Solitamente mi viene chiesto cosa si fa, nel concreto, quando si effettua una valutazione neuropsicologica. La domanda non è molto scontata visto che, ancora oggi, queste valutazioni sono poco note alla maggior parte delle persone. Rispondo sempre con piacere a queste domande, in primis perché i pazienti si sentono subito tranquillizzati e poi perché mi piace chiarire i loro dubbi.
Innanzi tutto bisogna iniziare col dire che la neuropsicologia studia le alterazioni delle funzioni cognitive superiori, conseguenti ad una lesione o ad una disfunzione, acquisita o congenita, del sistema nervoso centrale. Le funzioni cognitive superiori sono il linguaggio, la memoria, l’attenzione, la percezione, la motivazione, la capacità di ragionamento, la capacità di regolare il nostro comportamento, ecc…
Il neuropsicologo, quindi, ha la funzione di quantificare l’entità del disturbo cognitivo, mentre la riabilitazione neuropsicologica serve a recuperare le abilità cognitive e comportamentali compromesse.
La valutazione neuropsicologica, dunque, permette di misurare le abilità cognitive (attenzione, memoria, linguaggio, percezione, funzioni esecutive) tramite la somministrazione di test neuropsicologici di valutazione, sia globale che funzione-specifici.
L’esame neuropsicologico inizia attraverso l’analisi della domanda, ovvero devono essere indagate le motivazioni che hanno portato l’utente alla richiesta. Alcune volte i pazienti vengono inviati dal medico per effettuare una valutazione neuropsicologica, oppure può anche accadere che sia il paziente stesso a volersi sottoporre a visita neuropsicologica probabilmente perché ritiene di avere una problematica che potrebbe essere valutata ed affrontata con l’aiuto di un neuropsicologo. Altre volte possono essere i familiari che, notando dei cambiamenti comportamentali nel congiunto, inviano il paziente per effettuare una visita neuropsicologica. Infine, un altro settore in cui il neuropsicologo viene invitato ad effettuare una valutazione neuropsicologica è quello peritale.
La visita neuropsicologica è costituita da varie fasi:
- Nella prima fase viene effettuato un colloquio clinico-neuropsicologico;
- Nella seconda fase vengono somministrati dei test neuropsicologici;
- Nella terza fase si effettua un colloquio con i familiari che accompagnano il paziente;
- La quarta fase prevede la restituzione.
I test che vengono somministrati permettono di delineare il profilo cognitivo dell’utente (sia adulto che bambino) con lesioni cerebrali, patologie neurodegenerative, patologie psichiatriche croniche e condizioni mediche generali che vanno ad interferire con il normale funzionamento cerebrale.
Nell’ambito della psicologia dell’età evolutiva, la neuropsicologia si rivolge anche all’area dei disturbi dell’apprendimento, sia generici, ovvero legati a problemi di attenzione e di memoria, sia specifici, come la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia, ovvero la difficoltà legate alla lettura, alla scrittura, all’ortografia e ai procedimenti di calcolo, offrendo la possibilità di una valutazione precoce e dettagliata del disturbo, in modo da permettere un intervento mirato atto a sostenere il bambino e a metterlo nelle condizioni di poter partecipare pienamente alle attività scolastiche.
La valutazione neuropsicologica è indispensabile poiché:
- Permette di ottenere un quadro completo dello stato di efficienza cognitiva attraverso la descrizione delle funzioni cognitive (memoria, attenzione, ragionamento) compromesse e/o risparmiate;
- Permette di contribuire alla diagnosi di patologie neurologiche, anche quando gli esami strumentali non rilevano anomalie;
- Permette di mettere a punto un trattamento di riabilitazione neuropsicologica e di verificarne l’efficacia;
- Permette di certificare, in ambito peritale, la presenza di danni neuropsicologici.
La valutazione neuropsicologica dovrebbe essere organizzata nelle seguenti fasi:
- Raccolta dei dati anamnestici del paziente (storia medica, farmaci assunti, referti medici);
- Colloquio neuropsicologico con il paziente;
- Colloquio con i familiari;
- Indagine testistica;
- Restituzione dei risultati;
- Stesura della relazione.
Dopo un’attenta ed accurata valutazione neuropsicologica, se vengono messi in rilievo eventuali deficit cognitivi, è possibile effettuare dei cicli di riabilitazione neurocognitiva.
L’obiettivo generale della riabilitazione neurocognitiva è quello di favorire una maggiore autonomia e un’aumentata integrazione psicosociale dell’individuo.
Il raggiungimento dell’obiettivo generale può avvenire prefiggendo dei sotto obiettivi specifici che abbiano una valenza ecologica nella vita della persona.
Gli obiettivi sono formulati per stadi di riabilitazione che, nel percorso riabilitativo, sono sovrapposte:
- La fase iniziale prevede di rendere il paziente consapevole della sua disabilità e di stimolarne un ruolo attivo;
- La seconda fase prevede lo sviluppo di strategie di compenso per i disturbi cognitivi e comportamentali e un intervento psicologico sui disturbi emotivi;
- La terza fase prevede la generalizzazione delle strategie di compenso nell’ambiente.