Il 2020 è un anno che non ci sta dando tregua, abbiamo avuto giusto il tempo di fare qualche brindisi a inizio anno e dopo un paio di mesi ci siamo ritrovati chiusi nelle nostre abitazioni in mezzo a mille difficoltà, non solo economiche ma anche psicologiche. Abbiamo avuto un po’ di tregua nella stagione estiva ma, ahimè, a ridosso dell’estate ci siamo ritrovati nuovamente con l’acqua alla gola: casi di coronavirus in aumento, nuovi decessi, tamponi, problemi con la scuola, smart working e tante altre situazioni sulle quali non mi soffermerò. Tuttavia c’è una problematica – sempre più in aumento negli ultimi mesi – che riguarda l’iperconnessione degli adolescenti sul web, con le conseguenza che ne derivano.
Si stima che nel nostro Paese gli adolescenti iniziano ad avere accesso al web sempre più precocemente: il 20% dei minori riceve il primo smartphone prima degli 11 anni e, ad oggi – 2020 – i luoghi virtuali più frequentati dai minori di 11 anni sono: le live chat, la messaggistica istantanea, le piattaforme musicali, le piattaforme di video sharing ed i videogame seguiti, poi, dall’utilizzo dei social.
La conseguenza di questo aumento dei piccoli utenti che si collegano in rete desta non poche preoccupazioni ai genitori, i quali lamentano che i propri figli, stando a casa per forza maggiore, finiscono con l’essere troppo connessi ad internet e poco partecipi alle relazioni con i famigliari. La prima cosa da precisare è che il confinamento nelle proprie abitazioni non deve coincidere con un atteggiamento troppo permissivo nei confronti dei figli: spesso, per ridurre il malessere dovuto alla situazione pandemica, i genitori si ritrovano ad assecondare i proprio figli in molte delle loro scelte, pensando – ovviamente in buona fede – che così facendo attutiscano quel malessere. Il suggerimento che mi sento di dare sempre in queste situazioni è quello di creare un regolamento circa l’utilizzo dei dispositivi elettronici presenti nella propria abitazione con un atteggiamento flessibile e trovando dei compromessi, vista la situazione restrittiva cui tutto il Paese è coinvolto. L’APA, Associazione degli Psicologi Americana, sottolinea come l’utilizzo dei dispositivi elettronici non deve assolutamente sostituire o alterare attività fondamentali quali: sonno, pasti, attività fisica e attività ludica.
Ma quali sono i pericoli che i nostri ragazzi potrebbero incontrare esponendosi al web? Vediamone alcuni qui di seguito.
1. Grooming.
È il fenomeno che comporta il rischio di essere contattati da adulti malintenzionati che modificano la propria identità per fare richieste sessuali. È un rischio molto percepito dai ragazzi, poco dai bambini. Un primo pericolo del grooming è che il bambino non sappia individuare in tempo la situazione e dia informazioni personali all’addescatore, come ad esempio la scuola che frequenta o l’indirizzo di casa. Un ulteriore problematica sta nel fatto che spesso il bambino cede alla richiesta del groomer di non farne parola con nessuno.
2. Gaming.
Fenomeno che coinvolge bambini tra gli 8 e gli 11 anni – più maschi che femmine – che usano lo smartphone principalmente per giocare online. Molti di loro giocano circa 2 ore al giorno e man mano che crescono con l’età le ore dedicate al gioco aumentano a 3. Pur non essendo di per sé dannoso, il gaming porta con sé alcuni rischi, quali: esposizione a contenuti potenzialmente dannosi e violenti; approcci indesiderati in caso di videogioco online; uso eccessivo e abuso; phishing, violazione della privacy; disinteresse verso lo studio e le relazioni personali; stress, disturbi del sonno, ansia; miopia per la continua messa a fuoco statica; obesità per mancanza di movimento fisico; virus nel device.
3. Contenuti lesivi, pornografia e pedopornografia.
Quando i ragazzi sono connessi possono imbattersi in contenuti inappropriati, violenti, pornografici, potenzialmente anche molto pericolosi per il loro equilibrio psicologico. Oggi, chiunque può caricare o cercare materiale online facilmente e questo rende il mondo virtuale pericoloso per un viaggiatore ingenuo ed inesperto come potrebbe esserlo un bambino. Non solo social, ma anche app, piattaforme e videogame possono essere luoghi non sicuri se non supervisionati dall’adulto: il bambino può incorrere in immagini traumatiche o ambigue per la cui elaborazione, spesso , non possiede gli strumenti necessari.
4. Dipendenza da like.
La ricerca di approvazione da parte degli altri è una componente tipica del processo di costruzione e sviluppo dell’identità sociale, ma all’interno di social network e app di incontri, l’effetto è amplificato e spesso lesivo per la persona stessa, in particolare per i più giovani. Nell’adolescenza, trovare conferme dagli altri, è un bisogno particolarmente forte e che diventa prioritario in una fase di sviluppo dell’identità ancora fragile e suggestionabile. Ulteriore pericolo nella definizione del sé è la possibilità data dal social di creare un avatar, rappresentazione virtuale diversa da quella che si è realmente. Comunicare in continuazione quello che si fa, mostrare ogni aspetto anche intimo della propria vita – pur di essere gratificati e di ricevere approvazione sociale – è lesivo per la dignità del ragazzo e ha conseguenze sull’autostima, che risulta tendenzialmente più bassa a causa di un continuo confronto con modelli di perfezione irraggiungibili.
5. Internet addiction disorder.
La dipendenza da Internet è stata riconosciuta e inserita nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5) da alcuni anni. Il soggetto con tale disturbo fa un uso prolungato dello smartphone o del pc ed è restio a separarsene, tanto che lo stare connesso a giocare o chattare diventa un’ossessione e rischia di trasformarsi in dipendenza. Essendo un problema riconosciuto, studiato e sempre più diffuso, sono stati creati percorsi appositi di disintossicazione e terapia.
6. Vamping.
È l’utilizzo intenso dei social network durante le ore notturne, momento in cui i ragazzi sfuggono al controllo dei genitori.
7. Fomo (Fear Of Missing Out).
Si caratterizza come una forma di ansia sociale che porta a dover rimanere in contatto costante con gli altri per la paura di essere tagliati fuori.
8. Hikikomori.
Il fenomeno degli hikikomori, che consiste nell’isolarsi dalla società e dalle relazioni interpersonali evitando qualsiasi forma di contatto in presenza coinvolge giovani di età compresa tra i 14 e i 25 anni, con una particolare concentrazione intorno ai 17, circa 2/3 sono di sesso maschile. L’isolamento sociale con il quale si definisce l’hikikomori non è causato dall’abuso delle nuove tecnologie, ma porta i ragazzi a trovare un mondo alternativo nel web e a creare un rapporto di dipendenza da Internet proprio perché meno invasivo del mondo “reale”. Questa condizione aumenta in modo esponenziale tutti i rischi connessi all’utilizzo del web.
9. Selfie estremi o daredevil selfie.
Scattarsi una foto in situazioni di rischio per la propria vita. È un fenomeno che coinvolge maschi e femmine senza distinzione.
10. Istigazione al suicidio, autolesionismo, anoressia e bulimia.
Nel percorso di crescita, specialmente nella fase adolescenziale, i ragazzi possono vivere momenti di insicurezza, sofferenza e disagio. È possibile che i giovani vogliano condividere il loro malessere in rete o cercare informazioni a riguardo andando ad imbattersi in blog, chat, forum e siti che promuovono l’assunzione di comportamenti autolesivi e addirittura il suicidio. È sufficiente far precedere la ricerca dall’hashtag di riferimento per imbattersi in una fitta quantità di risultati che non si sanno ancora filtrare e che tendono a rafforzare il malessere dei giovani.
11. Gioco d’azzardo e ludopatia.
Il gioco d’azzardo è un fenomeno in crescita tra i minori, anche i più giovani. Online si riesce ancora facilmente a sfuggire alle restrizioni di età e, per la loro maggiore tendenza al bisogno di gratificazione dato dalla vincita, i ragazzi sono più esposti al rischio di dipendenza patologica e gioco compulsivo. Ulteriore pericolo è dato dalle chat di gioco, all’interno delle quali il giovane può essere coinvolto in scommesse illegali, giochi a tema erotico ed altre situazioni in cui è facile approfittare dell’ingenuità. Un altro rischio specifico è la perdita ingente di denaro.
12 Nomofobia.
Uso ossessivo dei dispositivi di telefonia mobile e paura incontrollata di perdere la connessione con la rete Internet, che provocano dipendenza e problemi di tipo psico-sociale.
Questi sono solo alcuni dei fenomeni ai quali i ragazzi potrebbero andare in contro quando sono “iperconnessi”. È compito dei genitori che, per promuovere un uso sano e consapevole degli strumenti tecnologici, devono avviare un dialogo e un confronto da cui far partire le regole di famiglia relative alla gestione di tali strumenti. Va da sé che le regole devono essere adattabili e personalizzabili in base al singolo contesto e ai bisogni legati all’età del proprio figlio.